Come è nata l’espressione “all’addiaccio”?

Vi siete mai chiesti com’è nato il linguaggio verbale? Personalmente sì, e più di una volta. Il linguaggio non è altro che una sorta di “codice” che ci permette di comunicare ad altri informazioni. Dal punto di vista comportamentale, è una sequenza di stimolo-risposta-stimolo-risposta fino a quando la comunicazione non si interrompe.

Da qui nasce il linguaggio verbale, che contempla diverse tipologie caratterizzate dalle informazioni specifiche che vengono comunicate: tecniche, scientifiche, mediche, politiche, ecc. Essendo fatto di segni riferiti in forma diretta ad un oggetto o azione, si può tranquillamente affermare che il linguaggio crea una relazione tra un significante (soggetto che esprime) e significato (contenuto).

Il linguaggio è poi una conoscenza che la maggior parte di noi acquisisce e sviluppa durante l’infanzia, una caratteristica che ci distingue dalle altre specie animali, un pezzo unico della nostra storia. Nessuno è esente da tale ovvietà poiché l’ambito in cui cresciamo determina spesso il nostro bagaglio di termini e la capacità di metterli insieme per formare un linguaggio verbale capace di comunicare ciò che proviamo o pensiamo nel modo corretto.

L’istruzione scolastica ha una parte certamente importante, ma non fondamentale, poiché ognuno di noi è il vero depositario del sapere, che può essere assorbito in una moltitudine di modi.

Quindi, volete imparare a parlare correttamente in italiano ed in modo ricercato e forbito? Leggete, leggete e leggete! Credetemi se vi dico che la lingua italiana contempla termini, sinonimi, contrari ed espressioni varie che in pochi conoscono. A proposito di espressioni: avete mai sentito la locuzione “all’addiaccio”? No? Lo immaginavo. Allora parliamone.

Origine dell’espressione “all’addiaccio”

Per prima cosa, vediamo cosa dice il vocabolario in merito a questa parola: “Addiaccio – Sostantivo maschile che deriva dal latino adiacēre, che significa ‘giacere accanto’ – 1. Spazio cinto di rete nel quale il gregge è tenuto di notte allo scoperto – 2. Stazionamento di truppe, di quadrupedi, di mezzi e materiali vari all’aperto e allo scoperto; sono specificamente usate le locuzioni ‘stare all’addiaccio’ e ‘dormire all’addiaccio’, riferite in genere a persone che dormono allo scoperto o sostano sotto il cielo della notte, e di alpinisti che trascorrono la notte in ripari di fortuna nella roccia”.

L’etimologia di questa espressione nasce, con tutta probabilità, dal fatto che dormire all’aperto significa spesso dover fare i conti col freddo. Cosa c’entra il freddo con addiaccio? In alcuni vernacoli toscani, la parola ghiaccio viene pronunciata “diaccio”; siccome in passato (anche adesso seppur in misura minore) in quelle zone gli inverni erano molto rigidi, dormire all’aperto al ghiaccio si è trasformata in “dormire all’addiaccio”, dove “all’aperto” sparisce e il vernacolo “diaccio” diventa “addiaccio”.

Poi c’è un’immagine molto più “poetica” e che richiama il gregge tenuto all’aperto tutta la notte e senza ripari; proprio su questa assenza ruota la locuzione “all’addiaccio”, condizione che va oltre la mera rappresentazione del ghiaccio notturno in inverno. Alla prossima!

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