“All’Uopo”: cosa significa?

Il fascino della lingua italiana è spesso sfuggente ai più per un semplice motivo: il vocabolario limitato delle parole che utilizzano ogni giorno. Eppure le forme lessicali esistenti sono davvero tante così come i termini, molti dei quali non vengono più utilizzati oppure sono completamente sconosciuti alla massa.

Restando in tema, avete mai sentito l’espressione “all’uopo”? Sono convinto che solo pochi di voi la conoscono e sanno il suo significato. Bene, allora vale la pena parlarne vero?

Significato di “all’uopo”

Questa forma lessicale ormai non si utilizza più, soprattutto tra le nuove generazioni. La sua origine risale al XIV secolo, dove veniva usata molto spesso. Di origine latina, il termine opus significa “con opera” e, insieme all’espressione “esse”, prende il significato di “essere necessario”. Il vocabolario definisce uopo come “singolare maschile – Bisogno, necessità – Essere a uopo, essere, tornare utile – All’uopo, allo scopo; anche, al momento opportuno”.

Sapete cosa sono i sinonimi vero? Ne sono certo! Ma, per non trascurare proprio nulla, meglio darne l’esatta definizione: “Nella lingua italiana, un sinonimo è una parola che ha un significato sostanzialmente uguale ad un’altra parola, anche se variamente stratificato dal punto di vista degli affetti, della cultura e della classe sociale”.

All’uopo, come tantissimi parole, ha i suoi sinonimi, i quali richiamano il senso del dovere, la presenza, la necessità e l’aiuto. Ai giorni nostri, questa espressione viene molto spesso utilizzata nel linguaggio giuridico e burocratico, branche che esigono un linguaggio ben preciso, formale ed elegante.

Circostanze in cui si utilizza all’uopo

Anche se quanto detto prima restringe parecchio il cerchio che comprende le frasi dove si può utilizzare la forma lessicale all’uopo, vale ugualmente la pena fare un tentativo. Almeno, se mai vi capitasse, saprete come utilizzarla oppure comprenderne subito il significato. È sempre buona cosa poter aumentare il proprio bagaglio lessicale, giusto?

Sicuramente siamo di fronte ad un’espressione dal suono stridente e pesante dentro una frase, ma questo non vuol dire che utilizzarla urterebbe la sensibilità e l’emotività di alcune persone. In fondo, non stiamo parlando di una parola volgare o ingiuriosa!

Se un giorno qualcuno di voi finirà a lavorare in un ufficio, potrebbe avere un superiore molto istruito e all’antica che preferisce utilizzare un linguaggio ricercato e forbito. Quindi, impartendovi un ordine preciso, vi direbbe “All’uopo ordina in ordine alfabetico tutto l’archivio”. Non vi meravigliate se un’evenienza del genere possa accadere. Non parlo degli ordini che vi vengano impartiti, quelli sono normale amministrazione, ma dell’utilizzo del linguaggio da parte di chi ricopre ruoli dirigenziali, soggetto che spesso ama sfoggiare tutto il suo savoir faire di stampo professionale.

Naturalmente, l’espressione all’uopo non è limitata in certi ambienti; anche all’interno del nucleo familiare si può tranquillamente utilizzare, soprattutto quando bisogna mettere a disposizione qualcosa per un ospite o parente. Dubito, però, che qualcuno, invece di dire “La cucina è a tua disposizione”, utilizzi “All’uopo puoi usare la cucina”. Alla prossima!

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