Si scrive Perchè o Perché?

Avete mai provato a contare quante volte al giorno utilizziamo perché come avverbio, congiunzione e sostantivo maschile? Sicuramente nessuno di voi, ma neanche io. Come avverbio, perché si usa molto spesso nelle preposizioni interrogative (perché non rispondi?), ma anche in un costrutto indiretto (gli domandò perché non aveva risposto).

Finché tutto resta nell’ambito della comunicazione orale, perché non crea grattacapi; le cose, invece, cambiano quando lo utilizziamo in un trattato scritto. Se ricordate bene, tutti noi ad un certo punto ci siamo chiesti se questo avverbio o congiunzione va scritto con l’accento sulla E acuto o grave?

Come si scrive, perché o perchè?

“Questo dubbio vi perseguiterà fino alla fine dei tempi!”. Sto scherzando. Quindi, accento acuto o grave? Prima di rispondervi, mi preme esprimere un piccolo disappunto: molti insegnanti ormai non fanno più notare la differenza che c’è tra un accento acuto e uno grave e, di conseguenza, gli alunni si ritrovano ad utilizzare o l’uno o l’altro sulla E finale di perché.

Come dicevo sopra, nella lingua parlata è impossibile notare quale accento stiamo usando visto che la pronuncia è la stessa; invece, nella lingua scritta un errore del genere potrebbe essere considerato imperdonabile (sempre che a qualche insegnante interessi ancora farlo notare).

Io capisco che molti di voi si trovano di fronte ad una scelta ardua, estremizzata dal fatto che, nella lingua parlata, la differenza fonetica difficilmente viene percepita e, di conseguenza, impossibile da riprodurre nel testo scritto. Come fare allora? Iniziate a frequentare qualcuno che abbia una particolare predilezione per la purezza della pronuncia e sicuramente troverete imparerete a distinguere alcune differenze a cui non avete mai badato.

Insomma, come si scrive?

Adesso è il momento di dare una risposta al quesito: perché si scrive con l’accento acuto, ossia con la E chiusa. Vi state chiedendo il perché, vero? D’altronde, siamo in pieno tema…

La regola grammaticale in merito afferma che sull’ultima vocale delle parole che finiscono con CHE ci va l’accento acuto; questa regola vale anche per altre congiunzioni, tipo purché, affinché, giacché, poiché, ecc. La stessa regola la troviamo in alcuni verbi coniugati al passato remoto – terza persona singolare (poté, ripeté) e nelle parole che finiscono con tre (ventitré, trentatré).

Se la regola dice che la E grave su perché non si utilizza, la stessa non vale in alte circostanze: ci sono tante parole che la contemplano. Ne volete qualcuna? Eccovi accontentati: bebè, tè, ohimè, caffè, bignè, sufflè, da piè, cabriolè, ammazzacaffè. Queste sono alcune, naturalmente. Spero che la lezione vi abbia aiutato a capire come va scritto perché. Alla prossima!

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