La conoscenza è uno dei pilastri su cui è fondata la nostra società. A volte, l’uso sconsiderato di questa fonte primaria ha portato devastazioni di immane portata (l’invenzione della bomba atomica fra tutte). Non è questa la sede per trattare tali aspetti negativi, mi limito ad estrapolare il valore della conoscenza proprio dell’istruzione scolastica.
Sapete benissimo che una scuola, oltre ad essere un edificio fatto di calce e mattoni, è soprattutto un luogo dove uomini e donne iniziano il percorso verso la conoscenza del mondo che li circonda. Senza perdere tempo ad elencare tutti i vari elementi che compongono l’ambiente didattico, mi limito a due soltanto, che rappresentano il suo cuore pulsante: maestri / maestre, professori / professoresse e alunni.
Il compito dei docenti è quello di “insegnare” ciò che il programma didattico impone, il quale viene stilato in base ad un percorso che parte dal primo anno scolastico fino ad arrivare all’ultimo. Qual è, invece, il ruolo di voi alunni? Divertirvi? Anche (sono stato alunno anch’io) ma, soprattutto, quello di “imparare”.
Ora vi pongo una domanda: insegnare e imparare hanno lo stesso significato? Se vi state chiedendo il perché di tale quesito, ve lo dico tra poco, prima rispondete. “Assolutamente no!”. Bravi! Vedo con piacere che conoscete il significato delle due parole. Allora, se hanno due significati diversi, perché alcuni continuano ad utilizzarle in modo improprio?
Insegnare non è imparare e imparare non è insegnare
Che dite: andiamo a consultare il vocabolario? Insegnare: “Verbo transitivo (latino <insĭgnare, imprimere segni nella mente>, derivazione di signum <segno>, col prefisso in. In genere, far sì, con le parole, con spiegazioni, o anche solo con l’esempio, che qualcun altro acquisti una o più cognizioni, un’esperienza, un’abitudine, la capacità di compiere un’operazione, o apprenda il modo di fare un lavoro, di esercitare un’attività, di far funzionare un meccanismo, ecc.”.
Invece, ecco cosa dice della parola imparare: “Verbo transitivo (latino <imparare>, complementare di In e Parare <procurare>, procacciarsi una nozione. Acquistare cognizione di qualche cosa, o fare propria una serie di cognizioni (relative a un’arte, a una scienza, a un’attività, ecc.), per mezzo dello studio, dell’esercizio, dell’osservazione, della pratica, attraverso l’esempio altrui, ecc.”.
Anche se entrambi i verbi si riferiscono alla stessa sfera semantica, è chiaro come il sole che c’è una netta differenza di significato. Purtroppo, come ho accennato sopra, c’è ancora qualcuno che li utilizza indistintamente, cattiva abitudine che si traduce in un errore grammaticale di gravità estrema. Un esempio? Anzi due:
- Il maestro mi ha imparato a dire le tabelline.
- Ho imparato a mio figlio ad allacciarsi le scarpe.
Secondo voi, è corretto l’utilizzo del verbo imparare? Oppure bisogna utilizzare il verbo insegnare? “La seconda che hai detto”. Giusto! Mi raccomando, non commette simili errori. Alla prossima!