Certamente, fortissimamente, qualunquemente

avverbilaffascinante storia degli avverbi in -mente

E quando diciamo in -mente intendiamo che finiscono per -mente, non  quelli che uno ha in testa o forse sì.
ma adesso mettetevi comodi e lasciatevi raccontare una storiella, ché oggi siamo pigre e non abbiamo voglia di far lezione. Potete far merenda mentre parliamo, ma non masticate con la bocca aperta.

Tanto tempo fa, in una città non molto lontana (Roma), si parlava una lingua musicale e ben codificata, oggi chiamata latino.

Fra le caratteristiche di questa lingua, cera la declinazione dei nomi, cioè la pratica di esprimere la funzione delle parole nella frase non accostandole ad altre parole, come facciamo noi, ma cambiando un po le parole stesse, tipicamente solo il finale, così le parole restavano riconoscibili.
Il meccanismo logico è più o meno quello della coniugazione dei verbi: il finale ci dice chi sta facendo la cosa, linizio ci dice qual è la cosa che viene fatta. Ad esempio, mangio dice che chi sta mangiando sono io, mangiate dice che chi sta mangiando siete voi, eppure lazione resta quella di mangiare.
Ecco, in latino, questo meccanismo era in uso anche con altre parti del discorso fin qua tutto semplice, no?

La parola latina per mente, intesa proprio come facoltà intellettiva (non nel senso di egli dice una bugia!) era mens, ma a seconda del senso che le si voleva dare, come gli altri nomi, cambiava un pochettino: per darle una connotazione di possesso, ad esempio, si diceva mentis (della mente), per esprimere altre funzioni, spesso si usava un altro finale, tipicamente abbinato a delle preposizioni, e la parola diventava mente (nota per quelli che si stanno appassionando: è il caso ablativo, ma non vogliamo confondervi le idee, né fare latino).

Per dire che si stavano comprendendo le cose, allora, si poteva dire che si capivano con mente chiara, cum clara mente, che col tempo si è evoluto in clara mente, fino al nostro chiaramente.

Allo stesso modo, per dire che si aveva un atteggiamento disteso verso qualche questione, si poteva dire che la si stava affrontando cum serena mente (ehi, non illudetevi, non sono tutti così orecchiabili i termini latini, siamo brave noi a sceglierli comprensibili).

Ai parlanti di quelle epoche e delle successive, il meccanismo è piaciuto un sacco, e lo hanno applicato a spron battuto su praticamente tutti i vocaboli che trovavano. Col tempo, il suffisso (cioè il finale) -mente ha perso il significato di mente e ha sostanzialmente assunto quello di modo/ in modo.
La prova? Rileggete le righe precedenti!
Abbiamo detto praticamente e sostanzialmente, ed è chiaro che il senso di queste parole è, rispettivamente, in modo pratico e in modo sostanziale, cioè, in questo caso quasi sempre, senza stare a fissarsi sulleventuale eccezione.
Anche chiaramente oggi può avere una doppia interpretazione: vedo chiaramente significa vedo in modo chiaro, anche se vedo con mente chiara resta una parafrasi possibile.

Curiosità: siccome questo meccanismo si applica tuttora e si possono ancora formare avverbi in -mente nuovi, o consolidare luso di quelli meno comuni, in linguistica si dice che -mente è un suffisso produttivo.

Per via di questa sorta di discrepanza fra il significato letterale ed etimologico (cioè dellorigine della parola) e il significato pragmatico (cioè delluso comune), però, i puristi della lingua deplorano luso degli avverbi che finiscono in -mente.
Ve lo diciamo affinché ne siate a conoscenza, non affinché smettiate di usarli, perché sono di uso talmente (!) diffuso che è impossibile farne a meno, anche se la cosa migliore sarebbe limitarsi alluso  parsimonioso! di quelli ormai consolidati, evitando di piazzarli a destra e a manca indistintamente, sciattamente, qualunquemente!

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