Gli ausiliari dei verbi modali

Quando a scuola il maestro / a o professore / ssa d’italiano inizia a parlare dei verbi, è quasi certo che si alza un coro di mugugni tra gli alunni. Da un punto di vista “distaccato” (con questo termine intendo “senza coinvolgimento professionale”), questi ragazzi e ragazze hanno tutta la mia comprensione, ma se devo rimettermi i panni che ricopro in questo ambito, gli direi senza peli sulla lingua: “Aprite bene le orecchie e ascoltate!”.

I verbi sono, senza dubbio, la base portante della lingua italiana e non solo. Conoscerne tipologie, coniugazioni e uso corretto significa padroneggiare bene lo scritto e il parlato. Per questo bisogna prestare massima attenzione a scuola quando vi vengono insegnati, visto che è palese quanto sia variegato il mondo dei verbi nella nostra grammatica.

Nella mia lezione odierna parlerò di una categoria che viene spesso utilizzata nel linguaggio scritto e parlato: i verbi modali e i suoi ausiliari.

Cosa sono i verbi modali?

Secondo la Treccani, i verbi modali (conosciuti anche come servili) “sono quei verbi che fanno parte dell’ampia classe dei verbi ausiliari (ausiliari, verbi) e che, collegandosi direttamente a un verbo all’infinito, conferiscono all’azione espressa dal predicato una specifica modalità”.

Perché vengono indicati come servili? Questa denominazione, abbandonata ormai da tempo, sottolineava la tipologia di funzione che hanno questi particolari verbi, ossia quella di servizio (espressione di modalità) nei confronti del verbo all’infinito.

In questa commistione d’intenti, il binomio verbo modale / verbo all’infinito ha una sua precisa logica: il primo è il vero e proprio elemento reggente, mentre il secondo funge da elemento retto, nonostante esprima il significato principale del predicato verbale.

C’è ancora poca armonia sul numero e le peculiarità dei verbi modali. Di norma, sono soltanto tre che assumono tali caratteristiche: potere, dovere e volere, il quali sono diretta espressione, rispettivamente, della possibilità, della necessità e della volontà. Posseggono tre caratteristiche principali:

  • Reggono direttamente un verbo infinito
  • Hanno in comune con l’infinito uguale soggetto
  • Sono accompagnati da un pronome atono (unità grammaticali che “si appoggiano” per quanto riguarda l’accento alla forma verbale), che può essere messo prima del verbo modale o dell’infinito.

Gli ausiliari dei verbi modali: essere o avere?

È arrivato adesso il momento di parlare degli ausiliari dei verbi modali, che in realtà sono due: il verbo essere e il verbo avere. La regola generale dice che l’ausiliare è il verbo all’infinito intimamente connesso al verbo ausiliare (Non sono potuto venire, è potuto partire).

Ci sono, però, delle eccezioni e diversi usi che vanno analizzati. Ad esempio, se il verbo servile è intransitivo, possono essere indifferentemente utilizzati il verbo essere e il verbo avere (è dovuto partire, ha dovuto partire); quando, invece, l’infinito regge un pronome atono, l’obbligo è di utilizzare il verbo avere se la particella si unisce all’infinito (Antonio ha voluto distendersi), mentre se la particella è prima del verbo modale, si usa il verbo essere (Antonio si è voluto distendere).

Spero che la mia lezione vi abbia aiutato a chiarire alcuni dubbi che, quasi sicuramente, vi portate dietro da tempo. Alla prossima!

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