Il corretto utilizzo del “piuttosto che”

La convinzione comune che il linguaggio corretto sia prerogativa soltanto dei personaggi che fanno parte del mondo dello spettacolo, della politica o dei mass media è una mera leggenda urbana. Proprio a causa di questa credenza che la massa si convince che certe espressioni proferite da suddette persone siano esatte. Il virus dell’ignoranza si diffonde e la lingua italiana ne subisce gli effetti deleteri.

Tra le “licenze” linguistiche diffusesi a macchia d’olio ed erroneamente utilizzate dal volgo possiamo annoverare la locuzione “piuttosto che”. Esiste una medicina per guarire da questa malattia virale? Certo!

L’utilizzo scorretto del “piuttosto che”

Piuttosto che è una locuzione congiuntiva della lingua italiana, tipica della coordinazione sostitutiva, per cui una proposizione ne nega un’altra in modo totale e la sostituisce. Nel linguaggio parlato e scritto odierno, viene spesso utilizzata in modo erroneo, assumendo lo stesso significato disgiuntivo di “o” e “oppure”.

È difficile stabilire da dove sia nato il suo utilizzo sbagliato, anche se alcuni linguisti sono convinti che la sua origine è nel Nord Italia. In meno di un decennio, questo uso improprio è stato accolto favorevolmente dai giornalisti, dai conduttori televisivi e dalla carta stampata. Da qui le conseguenze dell’errore grammaticale, che può creare incomprensioni ed equivoci all’atto della comunicazione orale e scritta.

Il corretto utilizzo del “piuttosto che”

Dato il suo valore avversativo, piuttosto che indica che un elemento all’interno di una frase possiede una sorta di preferenza rispetto ad un altro. In pratica, lo sostituisce. Mi state chiedendo se esistono congiunzioni simili da poter utilizzare al suo posto? Ve ne dico due: “anziché” e “invece di”.

Ho capito che volete alcuni esempi, ve lo leggo nella mente. Eccovi accontentati:

  • Piuttosto che una gita in montagna, andiamo a mare. (Qui il suggerimento è quello di andare al mare invece che in montagna).
  • Preferirei che mi aiuti Giovanni piuttosto che Antonio. (In questa frase, l’interlocutore afferma di preferire l’aiuto di Giovanni a quello di Antonio).
  • Preferisco stare a digiuno piuttosto che mangiare questa minestra. (La preferenza è quella del digiuno alla minestra, sicuramente non di proprio gusto).

L’errore è facilmente spiegabile

La locuzione non deve essere utilizzata in modo disgiunto, altrimenti l’errore diventa evidente. Eppure, come detto in precedenza, questo uso improprio è diventato molto diffuso. Se vi dicessi “andiamo a fare ginnastica in palestra piuttosto che in cortile”, secondo voi sto commettendo un errore? Non sforzatevi, vi spiego.

Tutto dipende dalle mie intenzioni comunicative. Se con piuttosto che sto andando a sostituire oppure, allora la frase è errata. Invece, se l’opzione sta escludendo l’altra, la frase ha un suo senso. Il “perché?” che vi sta balenando in testa è presto spiegato: devo andare in palestra a fare ginnastica poiché il cortile è già pieno di alunni. Capito?

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