In questo articolo, per vostra immensa gioia, oggi tornerò ad affrontare il capitolo “verbi”, in particolare di quelli riflessivi, che è delle forme dei verbi transitivi. “E le altre due forme?”, vi starete chiedendo. Ve le accenno, non preoccupatevi.
I verbi (per chi non lo ricordasse) sono transitivi quando l’azione si espande su un oggetto diretto, in questo caso il complemento oggetto, esempio “Sto leggendo un libro”. Ha tre forme: attiva, passiva e riflessiva. Un verbo transitivo è attivo quando un soggetto compie l’azione espressa dal predicato verbale o nominale (Antonio mangia una pera), mentre è passivo quando subisce l’azione indicata dal verbo (La pera è mangiata da Antonio). Quella riflessiva l’approfondiamo invece con dovizia di particolari.
La forma riflessiva dei verbi transitivi
Quando, in una frase, un soggetto compie e, allo stesso tempo, subisce l’azione, il verbo transitivo all’interno diventa riflessivo. In poche parole, soggetto e complemento oggetto dentro la frase coincidono. Prendiamo. ad esempio, la frase “Francesca si pettina”: potremmo tranquillamente trasformarla in “Francesca pettina sé stessa”, dove Francesca non fa altro che riflettere su sé stessa l’azione di pettinarsi.
Per riconoscere la forma riflessiva del verbo transitivo, basta semplicemente individuare le particelle pronominali (mi, ti, si, ci, vi) prima del verbo, la cui funzione è riflette l’azione sul soggetto della frase. Un esempio? “Marco e Livia si amano e si sposeranno presto”.
Quando, invece, il verbo è all’imperativo, le varie particelle pronominali seguono il verbo formando insieme ad esso un’unica parola. Esempio: “Affacciati al balcone, fatti vedere dai tuoi amici”.
Un consiglio spassionato (che, in realtà, tale non è): i verbi riflessivi, per i tempi composti, usano sempre l’ausiliare essere.
Le forme riflessive improprie
Quando le particelle pronominali non svolgono funzione riflessiva, e l’azione del verbo non viene direttamente subita dal soggetto che la compie, siamo di fronte alle forme riflessive improprie. Di norma sono tre:
- Le particelle pronominale non hanno funzione di complemento di termine. Esempio: “Antonio si lava i capelli”, che equivale a “Antonio lava i capelli a sé”. In questo caso, l’azione non ritorna sul soggetto, ma sui suoi capelli.
- Le particelle pronominali indicano un’azione compiuta e, contemporaneamente, subita da due o più soggetti. Esempio: “Gabriele e Angela si baciano”, dove entrambi i soggetti stanno compiendo e subendo la stessa azione, ossia baciarsi.
- Le particelle pronominali non danno al verbo significato riflessivo, ma diventano parte integrante dello stesso verbo. Esempio: “Non mi sono reso conto dell’errore”, “Antonio si pentì di aver offeso suo cugino”.
Fine della lezione. Alla prossima!