Il plurale delle parole che finiscono in “-IA”: sciogliamo i dubbi

Il plurale delle parole che finiscono in “-IA”: sciogliamo i dubbi

Anche se, in apparenza, creare il plurale di una parola può sembrare semplice, in realtà induce a volte all’errore, molto spesso commesso dalla superficialità di chi scrive, ma in talune occasioni dovuto ad una istruzione carente. È il caso del plurale di parole che finiscono con “-IA”.

Secondo il vocabolario, “IA (dal latino –ia e dal greco -ία] è un suffisso derivativo presente in nomi astratti d’origine latina tratti da aggettivi (astuzia, inerzia, miseria, superbia). S’incontra inoltre in nomi e termini di tradizione colta (accademia, commedia, metonimia, tragedia) e in numerosi nomi geografici (Boemia, Germania, Grecia, Italia, Sassonia, Sicilia). Talvolta, come in Francia, Puglia, Sardegna, la i del suffisso si è combinata con la consonante finale della base, modificandola. La variante con accentazione grecizzante (la sola produttiva nell’italiano moderno) è –ìa”.

Voi, di solito, come vi regolate quando dovete trasformare in plurale le parole che finiscono con –IA? Se pensate che ho un mio metodo o una formula segreta che vi rivelerò per non farvi commettere più errori, vi sbagliate! L’unico modo che conosco è “ascoltare” e “imparare”, i due concetti alla base dell’istruzione scolastica.

Il plurale dei nomi che finiscono in “-IA”

All’atto di scrivere il plurale di parole che finiscono con “-IA”, sorge sempre lo stesso dubbio: la “I” sparisce o meno? Questo dilemma può essere risolto facilmente ricordando le regole grammaticali in merito. Salvo alcune eccezioni, di cui parlerò tra poco, una larga fetta dei nomi che finiscono con –IA al plurale diventano –IE. Alcuni esempi? Eccoli:

  • Fobia – Fobie.
  • Copia – Copie.
  • Commedia – Commedie.
  • Doppia – Doppie.

Tale assunto potrebbe variare, creando qualche problema, quando abbiamo a che fare con parole che finiscono sempre in –IA ma che hanno le consonanti C o G che le precedono (-CIA e GIA). Senza girare e tergiversare troppo, mettiamone a confronto alcune: “Pioggia”, “Caccia”, “Ciliegia” e “Camicia”.

Domanda: come si scrive il plurale di queste parole? Anche se sono convinto che lo sapete, ve lo svelo ugualmente:

  • Pioggia – Piogge
  • Caccia – Cacce.
  • Ciliegia – Ciliegie.
  • Camicia – Camicie.

Convinto come sono del vostro stupore nell’apprendere che caccia al plurale si scrive “cacce” e non “caccie”, vi spiego il perché la “I” è scomparsa come in “piogge”, mentre è rimasta in “ciliegie” e “camicie”. Prima, però, vi chiedo di osservare le quattro parole e di capire cosa le differenzia. Ci siete arrivati? Bene!

La regola grammaticale in merito afferma che, nel caso in cui una parola che termina in –CIA o –GIA è preceduta da un’altra consonante, al plurale la I decade; invece, quando hanno una vocale dietro, -CIA e -GIA si trasformano in –CIE e –GIE. Spero di essere stato esaustivo. Alla prossima!

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