Quando utilizzate “Glielo” e “Gliel’ho”?

Quando utilizzate “Glielo” e “Gliel’ho”?

“In principio era il Verbo… il complemento oggetto venne molto dopo”. Divertente vero? Non è farina del mio sacco, ma è stata modificata in modo faceto da Giobbe Covatta nel suo famoso libro “Parole di Giobbe”.

Ve ne cito un’altra, meno parafrasata e più seriosa: “Tutto quel che so della grammatica, è il suo infinito potere. Spostare la struttura di una frase altera il significato di quella frase, in maniera tanto definitiva e inflessibile quanto la posizione di una macchina fotografica altera il significato dell’oggetto fotografato. Oggi in molti sanno delle angolature di una macchina fotografica, ma non così tanti sanno qualcosa in merito alle frasi”. A dirla fu Joan Didion, giornalista, scrittrice e saggista statunitense, vincitrice del National Book Award nel 2005.

La grammatica, nella fattispecie quella italiana, non è solo potere infinito, ma anche un enorme bocca capace di inghiottire chi si avvicina senza accortezza. L’accortezza, in questo caso, risiede nella forma e nelle regole da rispettare quando si scrive. Una di queste, che spesso mettono in difficoltà, è il corretto utilizzo di “Glielo” e “Gliel’ho”. Volete che ne parli? Sii? Ok, allora aprite le orecchie e ascoltatemi!

Quando bisogna utilizzare “Glielo” o “Gliel’ho”

Analizzando le due forme, posso tranquillamente affermare, senza dubbio alcuno, che entrambe solo lecite sia in forma scritta che orale. Quindi, nessun fraintendimento. Detto questo, bisogna capire il loro significato in una frase, ossia cosa veramente si voglia dire utilizzando l’una o l’altra.

Prima di esaminare a fondo la questione, andiamo a vedere (come sempre) cosa dice il vocabolario in merito alla parola Glielo: “Associazione del pronome personale gli con il pronome lo accusativo singolare maschile”.

Quando al pronome segue il verbo avere, in questo caso al passato, essendo l’acca senza suono, bisogna necessariamente utilizzare l’apostrofo. Vi vengo incontro con un esempio: “Gliel’ho detto in faccia, seduti al tavolo”. In questa frase, il verbo al passato prossimo è “ho detto”, mentre il pronome serve ad indicare colui a cui viene detto qualcosa, ma anche lo stesso oggetto.

Invece, quando su utilizza Glielo, l’ausiliare non serve e la parola stessa funge da pronome doppio, che va ad indicare sia l’oggetto dell’azione che colui a cui l’azione fa riferimento. Modificando la frase utilizzata in precedenza con “Glielo dico in faccia, seduti al tavolo”, il verbo è solo dico ed è al presente.

La differenza

Il verbo è importante nel contesto, ma la scelta deve anche tenere conto del significato complessivo. Se l’intenzione è quella di indicare solamente l’oggetto, il pronome va necessariamente utilizzato; se, invece, l’intenzione è di utilizzare anche l’ausiliare, il verbo deve essere al passato e, di conseguenza, Glielo andrà apostrofato. Chiaro?

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