Differenza tra verbi transitivi e intransitivi

La grammatica italiana può diventare veramente ostica quando si devono affrontare i verbi, i relativi tempi e le coniugazioni. Prendiamo ad esempio quelli transitivi e intransitivi: che differenza c’è e quando vanno utilizzati? In questo articolo affronteremo questo argomento per la gioia di tutti voi!

Verbi transitivi e intransitivi: cosa sono?

Un verbo viene definito transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto – che può essere persona, animale o cosa – che la riceve o la subisce. In pratica, il verbo transitivo ammette il complemento oggetto. Ecco alcuni esempi:

  • Antonio cucina il pranzo.
  • Il direttore da ordini ai dipendenti.
  • Francesco ha rotto il telecomando.

Invece, un verbo è intransitivo quando l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto. Quindi, i verbi intransitivi non ammettono il complemento oggetto. Ecco alcuni esempi:

  • Antonio si arrabbia ogni volta che qualcuno lo guarda con insistenza.
  • Quest’estate rinunceremo ad andare in vacanza.
  • Per fortuna è andato dal dottore a farsi visitare.

Differenza tra verbi transitivi e intransitivi

La differenza sostanziale tra verbi transitivi e intransitivi sta nella loro relazione con gli altri elementi importanti della preposizione, che sono soggetto e complemento diretto. Come sapete benissimo (almeno spero), ogni componente all’interno di una frase possiede una sua funzione grammaticale, intimamente connessa al significato lessicale.

Questa differenza si concretizza nell’attitudine o meno a sostenere un complemento oggetto esterno, il quale indica una persona vivente o una cosa su cui l’attività del soggetto si ripercuote. A scuola insegnano che il complemento oggetto può essere identificato dando risposta a quesiti tipo “che cosa” o “chi” che seguono il verbo.

Mentre i verbi transitivi supportano il complemento oggetto (Antonio cucina il pranzo), quelli intransitivi hanno come solo e unico referente il soggetto. In alcune eccezioni, i verbi intransitivi possono reggere un complemento oggetto. Quando vi starete chiedendo? Nel momento in cui sono un’unità espressiva che ha lo stesso significato del verbo. Per farvi comprendere meglio, ecco un paio di esempi:

  • Sto vivendo una vita noiosissima in quest’ultimo mese.
  • La vita bisogna viverla.

Questa è, naturalmente, soltanto una deroga concessa in talune circostanze ai verbi intransitivi, che non incide in nessun modo sulla differenza esistente con i verbi transitivi.

A proposito di verbi transitivi: alcuni di essi hanno necessariamente bisogno di un complemento diretto esplicito per essere tali, mentre per altri questo complemento può essere tranquillamente sottinteso. Ecco un esempio:

  • Domani ti scrivo (un sms, una email o una lettera).

In ultimo, per non farci mancare nulla, soltanto i verbi transitivi possono volgere nelle forme riflessiva e passiva. Capito a cosa mi riferisco? No? “Mi cambio” e “Mi sono cambiato”. Chiaro adesso? Alla prossima!

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