“Ciononostante” si può scrivere soltanto in questa forma?

“Ciononostante” si può scrivere soltanto in questa forma?

Una domenica della Palme così inusitata non era mai capitata, vero? Tutti chiusi in casa, ognuno per fatti suoi, senza riunioni tra parenti o amici e, soprattutto, senza la possibilità di recarsi in chiesa. In più, la scusa di andare a fare la spesa o a comprare le sigarette per prendere una boccata d’aria non poteva essere neanche accampata, visto che supermercati e tabacchi sono rimasti chiusi.

Fra qualche giorno sarà Pasqua, il giorno successivo Pasquetta. Andrete da qualche parte? Non potete, e nemmeno io. Quindi, il copione della domenica delle Palme si ripeterà. Purtroppo, nessuno di noi poteva immaginare che accadesse tutto questo. La cosa più importante è la salute; per le festività, ci saranno tempi migliori. Ciononostante, l’essere reclusi in casa non si traduce automaticamente nell’impossibilità di passare una felice Pasqua. Ricordate sempre che l’aspetto fondamentale di ogni festività è passarla insieme ai propri cari.

Qualcuno di voi riterrà questo preambolo fine a sé stesso. Magari lo è, oppure no, o lo è in parte. Come al solito, ognuno è libero di pensare con la propria testa e giudicare in base al proprio metro di giudizio. Bando alle ciance, andiamo alla nostra consueta disamina dei dubbi grammaticali.

Prima ho citato una parola che sarà oggetto dell’analisi odierna: “ciononostante”. Chi più e chi meno, ad un certo punto della loro vita, si saranno chiesti se si scrive con questa forma oppure ciò nonostante o ciò non ostante. Anzi, ne inserisco un’altra: cionnonostante.

Allora, come si scrive?

Siccome i dubbi grammaticali sono all’ordine del giorno, il mio lavoro è quello di scioglierli. Non mi chiedete, però, di aiutarvi in quelli esistenziali, perché anch’io cerco risposte da una vita e non riesco a trovarle.

Prima di svelare il mistero che sta dietro la parola ciononostante, andiamo a vedere, come sempre, il suo significato: “ciononostante (più corretto ma raro cionnonostante) locuz. cong. – Grafia unita, meno com., per ciò non ostante, come cong. avversativa (v. nonostante)”. In pratica, enuncia la consistenza di un fatto o di una situazione, togliendo, contemporaneamente, al fatto o alla situazione creata, la possibilità di influire sul percorso decisionale intrapreso o sull’oggetto della contesa.

Come avete sicuramente capito, questa particolare locuzione fa parte di quella schiera di parole che possono essere scritte sia unite che separate. La forma cionnonostante, anche se rara, è corretta.

Qual è la forma da usare maggiormente?

Non c’è una forma più corretta dell’altra, perché lo sono tutte. Alla luce di questa affermazione, che annulla qualsiasi dubbio su eventuali errori grammaticali, bisogna però puntualizzare che esistono forme concesse, così precisate dall’Accademia della Crusca:

  • Ciononostante: è quella più comune, sicuramente non molto elegante.
  • Ciò nonostante: è la forma più diffusa, da usare spesso.
  • Ciò non ostante: anch’essa corretta, è più arcaica delle altre, poco conosciuta e maggiormente usate in contesti più aulici.
  • Cionnonostante: forma desueta e poco utilizzata.

Vorreste una mia considerazione finale, vero? Vi accontento: ciononostante è una parola flessibile nella forma, quindi siete liberi di utilizzare quella che più vi aggrada. Tanto non verrà mai considerato un errore.

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