Si scrive “redigere” o “redarre”?

Vi capita la mattina, appena svegli, che un dubbio o una perplessità si dimeni nel cervello come un carcerato dentro una cella di 2 metri per 2? No? Allora sono strano io! Siccome, per mio modo di essere, i dubbi non mi garbano, cerco subito il modo di scioglierli, anche se questo potrebbe compromettermi l’intera giornata.

Da quando mi occupo della lingua italiana, i suddetti dubbi si sono stabiliti in pianta stabile dentro il mio cervello, si sono costruiti una casa e stanno davanti la televisione tutto il santo giorno, aspettando che il sottoscritto gliela spenga. Non che mi diano tanto fastidio, ci mancherebbe. Quelli fortemente angustianti sono indubbiamente altri, spesso di natura esistenziale o sociale. Detto questo, è arrivato il momento di parlare del dubbio di forma odierno: redigere o redarre?

Si scrive “redigere” o “redarre”?

Come faccio sempre, vi libero subito dall’incombenza di cercarvi il significato della parola “redigere”. In merito, il vocabolario sentenzia così: “redìgere, verbo transitivo [dal lat. redigĕre, propr. «ricondurre», comp. di red- e agĕre «spingere, condurre»] (io redigo, tu redigi, ecc.; pass. rem. redassi, redigésti, ecc.; part. pass. redatto). In senso generico, stendere, compilare, stilare: r. un documento, un atto notorio, un verbale; r. un discorso, una lettera. Più particolarmente, scrivere o curare in qualità di redattore: r. un dizionario enciclopedico, o un gruppo di lemmi di un lessico, una voce di un’enciclopedia scientifica; r. un articolo di fondo, un pezzo di cronaca; r. una rivista letteraria”.

Non ho badato a spese (tanto è tutto gratis) per darvi un’idea chiara e dettagliata del significato di questo verbo. “Tanto lo sapevo!”, starà pensando la maggior parte di voi. Certo, lungi da me la pretesa di considerare la vostra persona ignorante. Ma, come di dice il saggio “si misura l’intelligenza di un individuo dalla qualità d’incertezze che è capace di sopportare”.

Tornando all’argomento in questione, assunto che “redigere” è l’infinito dalla parola redazione, “redarre” è invece l’infinito di….niente, perché è un errore! Potrei chiudere qui la diatriba, se non fosse che questo affronto ai puristi della lingua italiana viene perpetrato in modo sempre più frequente.

L’errore spiegato con l’evoluzione linguistica

E’ risaputo come la nostra amata lingua è in continua evoluzione. Negli ultimi duecento anni sono apparsi nuovi vocaboli ed è logico che sia così. D’altronde, parole come smartphone e criptovalute 15 anni fa non esistevano se non nella mente di chi li stava immaginando. Altre parole hanno subito una trasformazione radicale, spesso dovuta ma a volte arbitraria. Proprio in quest’ultima casistica possiamo inserire il termine redarre, che si sta affiancando sempre più alla forma ufficiale redigere.

Nonostante sia errato l’utilizzo di redarre (l’Accademia della Crusca lo afferma senza possibilità di appello), sono diversi i casi in cui viene utilizzato. Quindi, questo ci porta a pensare che, in tempi brevi, questa parola potrebbe entrare ufficialmente nel linguaggio scritto e parlato. Detto questo, per adesso è un errore, mettetevelo in testa. Non usatelo mai, soprattutto a scuola in qualsiasi testo scritto, perché sapete benissimo poi quale sarebbe la conseguenza, giusto?

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